Rompo un attimo la consegna che mi sono dato di non parlare della guerra in Ucraina, d’altra parte rispettata, perché farò solo delle considerazioni generali legate al clima in cui stiamo vivendo.
Avrei molte cose da dire, ma mi trattiene se non altro una constatazione: chiunque avesse tentato pronostici tra il 1939 e il 1945, avrebbe preso sicuramente dei granchi stratosferici.
Le guerre sono un culmine del divenire storico che decide di tutto ciò che si avrà nei periodi di “pace” successivi, a tutti i livelli. Per questo mi fanno un po’ ridere i miei colleghi “prof” che vogliono cambiare i libri di testo perché sono stufi di quelli che parlano “solo” di guerre.
Faccio due esempi, uno più banale, l’altro meno. Se la Seconda Guerra Mondiale l’avesse vinta la Germania, oggi nelle scuole tutti imparerebbero il tedesco, non l’inglese, con tutto ciò che ne consegue a livello culturale. O ancora, poniamo il caso che i Romani non fossero stati sconfitti a Teutoburgo e che il “limes” si fosse trovato sull’Elba invece che sul Reno. La storia d’Europa sarebbe stata totalmente diversa. Forse avremmo avuto una Merkel che parlava una lingua neolatina.
La guerra in Ucraina sembra essere uno di questi culmini del divenire storico.
Ma non è di questo che voglio parlare, bensì di quella che mi sembra essere nel nostro paese la logica degli opposti schieramenti a livello diciamo politico-storiografico. Mi esprimerò in modo forse un po’ troppo schematico, ma che mi sembra efficace.
Se per uno gli Stati Uniti sono il Sommo Bene, chiunque si ponga contro di loro è perlomeno Morgoth. E poiché questo tizio filo-USA è ovviamente “democratico”, fa scattare subito la “reductio ad Hitlerum”, ossia il capo dei cattivi è sempre un dittatore pazzo. Va bene, fin qui niente di nuovo; ma il fatto è che la “reductio ad Hitlerum” ha due importanti corollari. Il primo è la “reductio ad Auschwitzium”: i cattivi stanno sempre commettendo un genocidio; la seconda è la “reductio ad Chamberlainium”: qualsiasi tentativo di venire a patti coi cattivi è nel migliore dei casi ingenuità, nel peggiore tradimento.
Se invece per uno gli Stati Uniti sono il Male Assoluto, chiunque si ponga contro gli USA diventa un Male Minore. Scatta allora il “principio Churchill”: se il diavolo combatte contro Hitler, allora noi ci alleiamo col diavolo. Siccome però non è bello parlar male degli alleati, il Male Minore diventa progressivamente un Bene Minore, e le porcate da lui commesse vengono taciute o, se non le si può tacere, minimizzate.
Mi sembra che, chi in modo più o meno intelligente chi in modo più o meno becero, la gran parte dei commentatori oggi rientri sostanzialmente in uno di questi due modi di pensare.
Forse sarebbe il caso di prendere atto tutti che il mondo non è più quello di ottant’anni fa. A meno che uno non faccia di questi cortocircuiti per ragioni meramente ideologico-propagandistiche, ma allora il discorso diventa totalmente diverso.
Questo non vuol dire buttare a mare la saggezza storica. La storia non si ripete, ma fa rima. Come un ICBM è per natura sua un vettore orbitale, uno storico contemporaneo è per natura sua un geopolitico. Per questo non è affatto un “bias”, come vogliono alcuni, trovare delle “convergenze parallele” con quanto già accaduto in passato. Però è doveroso dire che queste “convergenze parallele” non possono essere trovate in modo così meccanicistico e soprattutto così “moraleggiante”.
Io sono convinto che, al di là dell’ennesima guerra civile slava, con tutte le conseguenze devastanti a livello umanitario alle quali già la guerra in ex-Jugoslavia ci aveva purtroppo abituati, la radice del problema è a livello geopolitico mondiale, cioè la ben nota questione della crisi del mondo unipolare e la connessa “trappola di Tucidide”.
La vera morale nelle relazioni internazionali è rendersi conto che non esistono buoni e cattivi, ma solamente portatori di interessi. Questo è cinismo solo in apparenza, anzi spesso sono le posizioni ideologiche, le “crociate”, a nascondere il cinismo, quello vero. Nelle relazioni internazionali, essere realisti è essere morali. Perché, nella pratica, la “pace” è realizzabile solamente come equilibrio di interessi contrapposti. È sempre stato così e così sempre sarà, a meno che gli esseri umani non riescano un giorno a fare un vero e proprio “salto” antropologico.
Personalmente, ringrazio Dio di non aver avuto figli. E sinceramente, sono molto preoccupato per il risveglio traumatico che i nostri adolescenti, coi quali mi trovo a lavorare, avranno dal Mondo dei Puffi nel quale la bolla socialmediatica li ha rinchiusi. Detto questo, raggiunta l’atarassia, devo dire che il vivere tempi così terribili diventa dialetticamente per uno storico avere la “fortuna” (sic!) di vivere tempi oltremodo interessanti.
** L’unica cosa indubitabilmente certa è che in mezzo a un’iperinflazione di informazione spazzatura e a una drammatica deflazione di informazione autentica, l’uomo qualunque pur con tutte le buone intenzioni è costretto a tirare a indovinare. Ho scritto queste note più di una settimana fa, ma il fatto che qualcuno in giro per la rete abbia detto cose simili mi ha spinto a pubblicarle, se non altro per rivendicare un minimo di originalità (anche se sono sempre dell’opinione che quando io arrivo da solo a una conclusione, quella conclusione è già stata ovvia per la stragrande parte della gente intelligente). Per il resto, se è vero che siamo in democrazia, non vedo perché nel mio piccolo io non possa esternare un po’ del mio pensiero.