
Si sa che ogni generazione ha la sua tecnologia alla quale diventa affezionata per tutta la vita, in modo talmente forte da essere, più che una questione sociale, una questione addirittura antropologica. Anche se perfino le nonnine oggi sono abbarbicate al loro smartphone e relativi social, il modo di utilizzarlo risente comunque in modo forte dell’esperienza tecnologica pregressa. Cosa che è vera anche nel mio caso, essendo chi scrive ormai bello vecchiotto. Questo per dire che, pur avendo apprezzato immediatamente la potenza di Gemini per le ricerche sul web, non mi sono invece accorto subito della sua capacità di produrre illustrazioni. E che tipo di illustrazioni potevo fargli fare? Di aerei ovviamente.
Ho iniziato con un po’ di aerei italiani. Il risultato non è stato brillante, oltretutto per quanto cercassi di correggere il tiro, nonostante le infinite scuse (“mi dispiace”, “hai ragione”…) la macchina “pensante” continuava imperterrita a riproporre i propri errori. Questo ad esempio sarebbe in teoria un FIAT G.55 Centauro. Da notare nel motore quello che sembra essere un radiatore anulare (non si capisce bene) e la capottina a goccia, che in un aereo italiano comparve solo nel dopoguerra proprio con un derivato del G.55, il G.59.

All’inizio ho sospettato che la strana forma dei fasci littori fosse dovuta a qualche istruzione woke, Google è nota per queste politiche, ma poi ho fatto una controprova chiedendo a Gemini il disegno di un caccia tedesco della seconda guerra mondiale. Mi ha fatto un Bf 109G con la sua bella svastichetta sulla deriva (ovviamente il “bella” è ironico, ormai bisogna stare attenti a tutto quello che si dice). Ma la cosa più comica è stata questo riconoscibilissimo… bombardiere quadrimotore Piaggio P.108!

Ho provato e riprovato a farmi fare un’illustrazione credibile, ma senza risultato: Gemini addirittura prima ha preso da qualche parte un trittico di un Douglas Boston III della RAF e ne ha cambiato semplicemente il titolo, e poi ancora ha fatto la stessa cosa con un Handley Page Halifax.
Non occorreva essere geni per indovinare che con i caccia americani, sempre della Seconda Guerra Mondiale, Gemini se la cava decisamente meglio. P-51D Mustang, P-47D-25 Thunderbolt, F4U-4 Corsair sono quasi impeccabili. Molto peggio per i bombardieri. Il primo tentativo per un Boeing B-29 Superfortress ha dato questo risultato:

Un bimotore canard! Comunque l’immagine successiva era già molto meglio, a parte le proporzioni della fusoliera che era troppo schiacciata. Con il Convair B-36 Peacemaker invece le cose sono andate molto peggio: Gemini ha ripreso il vecchio abitacolo del prototipo, ha messo una deriva verticale molto ma molto poco proponibile e i sei motori a elica traente. Purtroppo non posso mostrarvi qui tutti i risultati delle prove che ho fatto, l’articolo diventerebbe troppo lungo.

Molto strano quello che è successo con il Convair B-58 Hustler. Questo è stato il primo prodotto di Gemini: un’architettura asimmetrica stile Blohm&Voss BV 141. Una grande fantasia, non c’è che dire!

Allora gli ho chiesto una nuova illustrazione spiegandogli che il B-58 aveva un’ala a delta. Il risultato, che non riporto qui per brevità, è stato un grosso bombardiere con ala a delta che più che il B-58 assomigliava a un F-106 pantografato. L’ala a delta più o meno c’era, ma i motori erano posti in coda con prese d’aria stile caccia. Ma quando ho tentato di dirgli “fammi quattro motori in gondole alari”, Gemini è impazzito: proprio non riusciva ad unire le gondole dei motori con un’ala a delta. Evidentemente da un punto di vista statistico la stragrande maggioranza degli aerei con gondole motori hanno un’ala a freccia – in effetti da questo punto di vista il B-58 è stato un caso più unico che raro – e questo deve aver confuso la logica dell’intelligenza artificiale. Ne è uscita tutta una serie di fanta-bombardieri stile B-47 o anche stile Tu-16 Badger, dei quali riporto qui un paio di illustrazioni tra le meglio riuscite.


La cosa che colpisce è che si tratta di disegni assolutamente di fantasia ma molto belli e tutto sommato credibili, anche se spesso con qualche problema nelle proporzioni e nelle assonometrie. Ho fatto poi ancora un sacco di prove, e ho visto che con gli aerei più noti e/o contemporanei (ho provato con F-104, F-14, F-15, F-16, MiG-21, Su-27, F-35…) l’AI se la cavava molto ma molto meglio. La ragione penso non possa che essere una, cioè che si tratta di aerei (come i caccia americani della seconda guerra mondiale) di cui si parla molto sul web e di cui perciò nelle sue ricerche l’AI trova molte più foto. Ogni tanto comunque si “intrippa” e dà risultati improbabili anche su aerei piuttosto famosi, come ad esempio il Boeing B-29 che pure è uno degli aerei iconici della Seconda Guerra Mondiale, se non altro per i due bombardamenti atomici. Non serve che lo dica io, visto che è in giro da un bel pezzo, ma l’AI imaging è uno strumento molto potente soprattutto per creare immagini riempitive generiche che mettano al riparo da problemi di copyright. Finora non me ne sono mai interessato per diversi motivi, primo tra tutti il fatto che non faccio il blogger per lavoro e perciò da una parte me la sono sempre cavata con le creative-commons, dall’altra non ho soldi da spendere in abbonamenti per IA avanzate. Uso Gemini perché nella versione base è gratis.
P.S. Ieri ho fatto il mio primo, e credo rimarrà ancora per molto tempo l’unico, abbonamento a un canale YouTube, “Random Physics” di Gabriele Battistotti, una delle pochissime persone in rete che facciano divulgazione scientifica a livello B1-B2. E lo fa pure molto bene: si merita un pochino di pubblicità.